Leonardo Accattoli

"Iniziate il più tardi possibile e quando avete detto quello che dovevate, uscite."

Appunti Spersi, 24.08.2017

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Il terremoto è il mostro senza volto che esce dalla terra e viene a scuoterci le case, a prenderle a pedate, a mettere la paura negli occhi di tutti, ma soprattutto in quelli dei grandi; perché il mostro lo sa che i bambini la riconoscono subito, la paura, soprattutto negli occhi dei grandi, dove non l’hanno mai vista, e sa anche che i grandi sono le case dei bambini e quando le case non sono sicure i bambini non sanno più dove cercare riparo; e non c’è nessuna arma contro il mostro senza volto che i grandi chiamano terremoto: da piccoli a scuola ci dicevano di metterci sotto i banchi, mia nonna pregava la Madonna, l’altra mia nonna urlava “reggiti forte, picchio!” e mio nonno non ricordo, probabilmente accendeva una sigaretta, ma nessuno sapeva bene cosa fare, nessuno sa mai cosa fare, si prega e si impreca per convenzione e per sentirsi meno soli, meglio di niente; però mi ricordo che i miei nonni cercavano di nasconderla la paura dagli occhi, perché i nonni lo sanno che se c’è una cosa che i bambini non ce la fanno a scollarsi di dosso mai più poi è proprio la paura; il problema è che questo segreto lo conosce anche il mostro senza volto, e sa anche che ai bambini, come agli adulti, per togliergli la felicità dagli occhi e infilarci dentro la paura bisogna portargli via i posti magici; e si sbalordì, il mostro, quanto scoprì quant’era facile, quando capì che i posti magici dei bambini spesso sono anche i posti magici degli adulti; i luoghi delle favole e degli animali – cinghiali, aquile, cervi, orsi – posti che i bambini conoscono bene ma non sanno mai collocare e che gli adulti definiscono lontani; li chiamano montagne, monti, usano certe parole gli adulti per spiegare ai bambini dove li porterà l’astronave a motore in quel giorno di festa: – Tra i monti, andiamo tra i monti, lontano, a vedere gli animali e i nonni di tutto il mondo che vivono insieme ai cani, alle pecore e alle vacche.

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Appunti casalotti, 03.10.2016

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Ieri era la Festa dei nonni.
Io ero a Casali di Ussita.
Mi sono svegliato con le nuvole basse, che mi hanno accompagnato per tutto il giorno. E il freddo. Diverso. Invernale.
Non c’è più nessuno.
Solo i cani, le pecore, e i nonni del paese.

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Appunti casalotti, 20.08.2016

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A casa mia hanno sempre cercato di spiegarmi le cose del mondo lasciandomele immaginare.
Quando ero piccolo mia nonna mi parlava della morte come di una donna vestita di blu che passava, quando decideva lei, ma solitamente quando eri già abbastanza vecchio da potertene andare, ti prendeva per mano e ti portava con lei nella stanza accanto, dall’altra parte.
Mio zio mi raccontava delle montagne come di grandi uomini saggi che tanto tempo prima, prima dell’inizio dei tempi, prima dell’uomo e di tutto, si erano seduti lassù in alto e lì erano rimasti.
E mi ricordo che mia madre mi parlava del terremoto come di un mostro nero che di notte usciva dalle viscere della terra con un boato.
Ancora oggi non riesce a parlarmi del terremoto in altro modo; e io sembro non poterlo immaginare diversamente.
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Appunti casalotti, 27.06.2016

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Casali.

Sono le quattro del pomeriggio.

L’aria pesante schiaccia a terra i cani da pastore.

I casalotti se ne stanno seduti all’ombra del castagno, poggiati sul bastone, a parlare, ma neanche troppo.

Guardano verso il Rifugio.

I lavori sono quasi terminati.

– Chissà se ce la faccio a vedellu, stu rifugio aperto. – ci ha detto qualche tempo fa uno di loro – C’agghio na tosse che non me rporta paro.

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