Leonardo Accattoli

"Iniziate il più tardi possibile e quando avete detto quello che dovevate, uscite."

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Appunti di resistenza, 14.01.2016

Risvegli2

Certe sere mi manco.

Credo che a mancarmi sia qualcos’altro, qualcun altro.

Invece mi manca quello che sono. Si è perso tra quello che sono stato e quello che sarò; si è perso tra tutto quello che vorrei essere. Allora lo sento, che non sento più niente, che mi sono perso nel susseguirsi pretenzioso delle ambizioni, delle aspettative, e spengo la luce per guardarmi meglio. Li senti gli oggetti della tua stanza. Quelle cosucce rubate al tempo per intrappolarlo e depositate sui vari scaffali, le sento. So che sul muro c’è quella foto di quel momento felice di quel tempo che sembra di un altro e so che da qualche parte in fondo all’armadio c’è quell’animaletto gonfiabile che conserva ancora il fiato di lei. So che dovrei accendere la luce per salvarmi. Ma è così bello, a volte, essere sconfitti.

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Appunti di resistenza, 03.01.2016

Astrid2,2011

Non scrivevo una poesia da circa cinque anni.

Non mi mancava.

Sono stati anni pieni di altro, in cui non ho sentito il bisogno di rivoltarmi le budella per vomitare l’anima.

Ho sempre pensato che fosse questo, la poesia:

rivoltarsi le budella per vomitare l’anima.

Non so cosa sia di preciso, né a cosa serva; se riguardi la morte, oppure la vita.

L’altro giorno è tornata.

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Appunti di resistenza, 29.12.2015

Confini5

Lo dovrebbero chiudere in delle bottigliette e venderlo questo silenzio, penso ogni volta.

Tipo arbre magique, da mettere in macchina per ovattarsi le orecchie.

Ma subito dopo mi convinco che sta bene dove sta.

Qui, libero, sotto il Monte Bove, per chi volesse raggiungerlo.

E quando lo raggiungo è sempre come la prima volta: bello, pesante, pauroso.

Mi ci ritrovo dentro e non me ne accorgo. Sento i battiti del cuore e le cadenze dei respiri. Dopo un po’ smetto di volerle sentire – le cadenze dei respiri – e allora comincio a camminare per aggiungere e sottrarre a quel vuoto che percorro.

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Tira via le mie paure

(Gli Elpris insieme ad Andrea Mei)

 

Qualche tempo fa mi è capitato di intervistare gli Elpris per Bemolle, un nuovo Format ideato e curato da me che spero vedrà la luce quanto prima. Gli Elpris, per chi non li conoscesse, hanno una formazione particolare, composta da Sebastiano Pagliuca (autore e chitarrista, jeans e maglione di lana, un po’ Seattle anni ’80), Francesco Franck Coacci (bassista e icona emo del gruppo – una sorta di Demoralizzatore post-moderno), Luca Chiurchiù (batterista che sbatte col sorriso di un bambino), Matias Iobbi (voce e capelli), con l’aggiunta di Federico Cippitelli (organetto e folkabbestia!) e Giandomenico Cicchetti (violinista sul palco e uomo di poche parole nella stanza).

 

Così in un pomeriggio che si faceva sera ho chiuso in una stanza dello studio di registrazione Potemkin di Andrea Mei – caro amico, persona piacevolissima, nonché produttore dell’omonimo album degli Elpris – sei musicisti, un musicistacheèancheautoreeproduttore e una troupe televisiva, che si è dimostrato l’unico salvagente attraverso cui i discorsi nati e morti sul nulla si sono aggrappati per sopravvivere. Mentre questi sei ragazzi che sembravano essere usciti da un fumetto di Jamie Hewlett suonavano e inventavano melodie temporanee destinate a morire e resuscitare, forse, più in là, in qualche pomeriggio stanco di prove, e parlavano degli esami mancanti alla laurea, delle ragazze e delle birre che rimanevano per l’intervista, io me ne stavo seduto in un angolo e pensavo che avrei tanto dovuto continuare a suonare la chitarra e sprecare i miei sedici anni in maniera diversa invece di fermarmi al Barrè, allora, e al bar, più avanti. Forse ho iniziato a scrivere perché non ho mai iniziato a suonare. Un po’ come scegliere la morte di cui morire per vivere.

 

Comunque. Le solite frasi, poi, nette, biascicate, a rompere il tempo improvvisato: Pronti, camere pronte, le luci che si accendono, ci mettiamo in posizione?, spegni la sigaretta, nascondi le birre che è meglio non farle vedere, motore partito, bla bla bla prima…Azione, CIAK. Continua a leggere

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Colazione sull’erba – Trailer 2015

Dibbuk Produzioni presenta:

Colazione sull’erba

Regia di Edoardo Ferraro

Soggetto e Sceneggiatura di Leonardo Accattoli e Edoardo Ferraro

Direttore della Fotografia: Vanni Mastrantonio

Scenografia: Sabina Angeloni, Giovanni Gervasi

Costumi: India Graziosi

Montaggio: Julien Panzarasa

Presa diretta: Carlo Purpura

Montaggio del suono e Mix: Alfonso Corace

Musiche originali: Bernardo Bursill-Hall

In una boscaglia qualsiasi dell’entroterra marchigiano si sta svolgendo un rave. Una famiglia di contadini del luogo si barrica in casa, ma non basta ad impedire che il loro figlioletto decida di scappare e di seguire tre giovani ravers fino alla festa.

 

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